Esteso per circa 15 km lungo la costa ligure orientale tra Levanto e La Spezia, il ripido e frastagliato paesaggio costiero ha subìto un forte mutamento nell’arco dei secoli attraverso i terrazzamenti con muro a secco, per la coltivazione della vite e dell’olivo. L’area fu pressoché inaccessibile, eccetto via mare, fino alla costruzione della ferrovia Genova-La Spezia negli anni ’70 dell’800.
Il sito, esteso da Punta Mesco a ovest fino a Punta Persico a est, comprende il territorio di Portovenere con le tre isole del suo arcipelago (Palmaria, Tino e Tinetto) e l’area delle Cinque Terre, che prende il nome dai cinque borghi di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso.
Alcuni terrazzamenti si estendono fino a 2 km di lunghezza. Questi, sviluppatisi lungo ripidi pendii, da alcuni metri fino a oltre 400 m sopra il livello del mare, la massima altitudine adatta alla coltivazione, furono costruiti in gran parte nel XII secolo, quando cessarono le incursioni dei Saraceni provenienti dal mare. I muri a secco sono più spesso costruiti con cura, in blocchi di arenaria grezza uniti con ciottoli presi dalla terra.
La cura dei terrazzamenti e la coltivazione degli olivi e dei vitigni si conduce con un approccio collaborativo e cooperativo all’attività agricola, senza il quale, tale coltivazione, non sarebbe stata possibile.
La macchia e la naturale gariga sopravvivono intatte nelle parti superiori dei versanti e dei crinali. La natura del terreno e della vegetazione fornisce il nutrimento e il riparo ad una vasta gamma di specie animali e di insetti.
Le comunità umane si sono adattate a questo ambiente apparentemente aspro e inospitale, vivendo in insediamenti costieri compatti o in piccoli borghi (ad esempio Volastra, Groppo, Drignana, San Bernardino o Campiglia), costruiti direttamente sulla roccia e caratterizzati da vie tortuose. La tendenza ad utilizzare la pietra naturale nel ricoprire i tetti conferisce a questi borghi un aspetto caratteristico. In genere i nuclei si raccolgono intorno agli edifici religiosi o a strutture medioevali fortificate. I terrazzamenti sono inoltre punteggiati da piccoli rifugi in pietra isolati o raggruppati (come Fossola, Tramonti, Monestiroli o Schiara), utilizzati come riparo temporaneo durante i periodi di raccolta.
I cinque borghi delle Cinque Terre risalgono al tardo Medioevo. Cominciando da ponente, il primo borgo che si incontra è Monterosso al Mare, che è una piccola cittadina cresciuta lungo i versanti di due valli e che si affaccia su uno dei pochi arenili presenti nell’area. Vernazza si è sviluppata lungo il torrente Vernazzola, sui versanti di una punta rocciosa che protegge il centro abitato dal mare. Corniglia è l’unico borgo che non è stato costruito vicino al mare ma su un alto promontorio proteso sul mare. Manarola è un piccolo borgo cresciuto lungo i versanti della vallata formata dal torrente Grappa e su uno sperone roccioso affacciato sul mare. L’ultimo paese che si incontra procedendo verso levante è Riomaggiore, le cui case sono allineate lungo la stretta valle del Rio Maggiore oggi coperto per formare la strada principale.
Portovenere è stato un importante centro culturale e commerciale in età romana come testimoniato dagli importanti resti archeologici che sopravvivono nel territorio comunale. La città è compatta, le case sono allineate lungo la via centrale e il tutto è dominato dal Castello Doria, un palinsesto storico, con molte tracce del suo passato medievale. Di fronte a Portovenere sono le tre isole Palmaria, Tino e Tinetto, notevoli non solo per la loro bellezza naturale ma anche per le numerose vestigia di antichi insediamenti monastici.
Il paesaggio costiero aspro e visivamente straordinario, con i suoi insediamenti fitti e le spettacolari terrazze formatesi nel corso di circa un millennio, è un eccezionale testimonianza di come le comunità tradizionali hanno interagito e interagiscono tuttora, in un ambiente difficile e isolato per produrre mezzi di sopravvivenza sostenibili.